Il mio El Camino era un veicolo bastardo, mezza berlina, mezzo pick up, l'idea mezza scema di quei tipi di Detroit per accontentare i pigri cowboy da drugstore, gente che vuole guidare un pick up, senza dare l'idea di guidarne uno.
L'ultimo vero bacio (The Last Good Kiss) è senza dubbio uno dei più bei noir mai scritti. Uscito nel 1978, è da considerarsi un capolavoro in quanto benché il detective C.W. Sughrue presenti molte caretteristiche del tipico hard boiled di certa letteratura americana, cioé il tipo tosto sempre pronto a menare le mani e perennemente malinconico, il libro esce dai canoni tradizionali del giallo per creare un genere tutto suo. Per certi versi si può considerare un road book per la quantità enorme di chilometri che il protagonista macina con la sua Chevrolet El Camino, ed è una continua ricerca, non solo della ragazza scomparsa ormai da anni, che diventa un chiodo fisso, ma come nella tradizione del road book, la ricerca è anche introspettiva ed è finalizzata a mettere in risalto le storture della società americana. La prima versione italiana fu pubblicata nella serie "Il Giallo Mondadori" (N. 1712 del 22 novembre 1981), e successivamente ristampato ne "Il Classici del Giallo Mondadori" (N. 755 del 2 gennaio 1996); con una traduzione di Edoardo Erba che, sebbene sia in alcune parti tagliato secondo una politica tipica delle collane Mondadori per rientrare entro certi standard di lunghezza, a mio giudizio è da preferire rispetto a quella realizzata da Luca Conti per l'edizione Einaudi del 2004 (Collana Stile Libero Big N. 1312). È solo un mio giudizio personale ma ritengo che Luca Conti si sia preso qualche libertà di troppo nel cercare di rendere la parlata dei protagonisti, non si può proprio sentire il protagonista usare espressioni in romanesco tipo "sticazzi!"
Sinossi
Sembra un caso facile per Sughrue, reduce dal Vietnam e investigatore privato che ha seppellito ogni illusione sotto una colata di sarcasmo. Deve ritrovare Trahearne, uno scrittore stanco di quotidianità che ha cominciato a bere e sembra non voglia più smettere. Sughrue ne condivide appieno la deriva alcolica e così, quando lo trova, non c'è da stupirsi se i due partono insieme alla ricerca di Betty Sue, una ragazza che ha fatto perdere ogni traccia di sé quasi dieci anni prima. Una storia che si dispiega come un viaggio, fisico e mentale, attraverso vari stati d'animo e altrettanti stati geografici in un'America violenta e per certi versi caricaturale. Il romanzo d'esordio che ha salutato Crumley come uno degli eredi della grande tradizione americana.
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