Vincitore del Premio Planeta 2015 (un po' l'equivalente dello Strega per la letteratura spagnola), è un libro che parla dei tempi che stiamo vivendo, tempi di crisi, ed è un po' una via di mezzo fra il realismo critico e il noir. Fino a che punto siamo in grado di mettere in gioco la nostra dignità? E sappiamo fino a cosa saremmo in grado di trasformarci per far fronte alle circostanse che la vita ci presenta?
I protagonisti della storia sono due: Javier, professore di letteratura che rimane disoccupato, non sopporta la situazione in cui si trova con la fidanzata che lo mantiene, incontra Ivan che lo convince a provare un lavoro che seppur legale, lo fa uscire dai canoni della "rispettabilità", tanto che alla fina la ragazza lo molla e lo caccia di casa. Irene, quarantaduenne a capo di un'industria in crisi ereditata dal padre. Viene mollata dal marito (che l'avave sposata per interesse) per una ragazza più giovane, e dopo una vita senza una macchia, sempre assecondando i canoni della rispettabilità che ci si aspetta da una donna del suo rango, viene portata a vivere esperienze un po' fuori dagli schemi dalla sua amica Genoveva.
Per buona metà del libro Javier e Irene vivono su binari paralleli, poi come ci lascia intuire l'autrice i due si incontrano, e qui la storia prende una piega decisamente diversa. La narrazione è in prima persona e affidata ai vari personaggi dell'intreccio, una tecnica che ho notato in diversi libri spagnoli contemporanei. Mi è piaciuto molto, ed è un libro che fa riflettere. (Ho messo la copertina italiana ma ho letto la versione originale in spagnolo.)
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