7 settembre 2004

I bambini di Ossezia e i bambini di Goya

Francico Goya - La Familia RealFinora ho evitato di commentare quanto accaduto in Ossezia, ma vorrei dire due parole sul post di Gianluca Neri su Macchianera. Secondo lui un morto adulto vale esattamente come un morto bambino e quindi lo sdegno nel mondo causato dalla strage nella scuola di Beslan sarebbe ipocrita. Non sono d'accordo. Nel bambino l'adulto in qualche modo vede la "speranza" per un futuro migliore, un bambino è un adulto ancora non corrotto dalle brutture della vita. Il grande pittore spagnolo Goya aveva una sfiducia totale verso l'umanità (per rendersene conto basti guardare le Pinturas Negras), ma salvava i bambini, perché li considerava puri. Guardate questo meraviglioso quadro, la Famiglia Reale spagnola, con il Re Carlo IV con la sua faccia da babbeo e inetto, la Regina Isabella di Parma, con quella faccia da strega, era lei che comandava in Spagna insieme al suo amante il ministro Godoy. E tutti i vari nobili arrivisti che stanno intorno alla coppia reale, guardate attentamente tutte le facce, Goya era Pittore di Corte e questo è un quadro uficiale, eppure è riuscito a raffigurarli con la loro inettitudine dipinta sul volto. E ora guardate le facce dei bambini, gli unici ad avere un volto "puro". Un morto è sempre un morto e deve comunque e sempre causare sdegno. Ma quando muore un bambino muore anche la speranza.

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