9 giugno 2007

Successo per la prima edizione del Marigliano Jazz Festival

Dopo anni di silenzio, torna il jazz nella cittadina vesuviana di Marigliano con un programma, per causa di forza maggiore, limitato, ma con l’entusiasmo di appassionati tenaci.

L’amministrazione cittadina ha creduto nel progetto proposto dall’Associazione Culturale Skidoo (http://www.associazioneskidoo.com), costituitasi da circa un anno, decisa a fare di questo festival un punto fermo dell’estate cittadina, oltre all’impegno per la promozione della Musica Jazz in tutte le sue forme.

La prima serata ha visto l’esibizione della Paul Motian Tribute Band, organizzata e coordinata dal giovane batterista Giuseppe D’Alessandro, basata su classici del bebop attualizzati in chiave elettrica dal grande batterista di origine armena che ha dato vita nel corso degli anni alle varie incarnazioni della Electric Bebop Band. La formazione ‘filologica’ era un quintetto in cui spiccavano il chitarrista Pietro Condorelli e il sassofonista Giulio Martino.

Accanto agli standard come Groovin’ High, e Ow! e a brani di Monk come Hackensack, il quintetto, completato dall’altro chitarrista Piero Goglia e dal bassista Antonio Napolitano, ha proposto interessanti riletture di ballads come If You Could See Me Now, e Darn That Dream, con arrangiamenti inusuali e assoli insoliti per una ballad.

Il pubblico, entusiasta per il progetto, affollava l’accogliente e raccolta Piazza Annunziata, alle spalle del Municipio.

Bebop allo stato puro con atmosfere spesso da anni cinquanta, quello offerto dall’altosassofonista Jesse Davis, che ha mostrato tutta la sua arte di improvvisatore dal fraseggio torrenziale e dai volumi altissimi, che a molti ricorda Cannonball Adderley. I presenti hanno potuto apprezzare, nel corso del lungo set, l’affiatamento spontaneo creatosi con la giovane e talentuosa sezione ritmica composta dal pianista Francesco Marziani, dal contrabbassista Corrado Cirillo e dal batterista Elio Coppola. Il gruppo si è mosso su terreni agili e sicuri, guidato da Davis con senso dello swing e maestria. Sono nate così esecuzioni da blowin’ session non certo noiose ma stimolanti ed accattivanti come Let’s Cool One, Bebop, Oleo, Body and Soul e anche In A Sentimental Mood.

Dunque, un piacevole secondo appuntamento della kermesse per il pubblico in astinenza, che attendeva già da troppo tempo esibizioni di così elevato talento artistico e musicale.

Non era previsto dal programma della serata finale, ma gli organizzatori lo hanno deciso all’ultimo momento di far esibire per un breve set di tre brani il Moonbeams Trio, giovane formazione che per il festival si era divisa ed inglobata in altri gruppi e di cui è appena uscito il primo lavoro discografico per la Philology, Looking For The Way basato quasi esclusivamente su loro composizioni.

Francesco Marziani, Corrado Cirillo e Giuseppe D’Alessandro hanno dato vita ad un set rilassato e convincente che ha fatto comprendere che i tre giovani musicisti stanno maturando con passo sicuro.

La serata di Shawnn Monteiro, l’ultima, è stata senz’altro il clou della manifestazione: accompagnata con sicurezza al piano da Massimo Faraò, l’artista bostoniana, da navigata stella del canto jazz, ha deliziato il pubblico col suo swing e la sua capacità affabulatoria ed espressiva.

Pur senza strafare, la Monteiro ha cercato e trovato il dialogo con il numeroso pubblico presente, interpretando con saggezza pagine della canzone jazz non facili e neanche troppo battute. Significative sono state le sue interpretazioni di The Lamp Is Low, Just In Time, My Foolish Heart. La ritmica composta ancora da Corrado Cirillo ed Elio Coppola si è ben disimpegnata, ritagliandosi anche lo spazio per qualche assolo di buon livello.

Applausi finali per tutti ed un impegno a far ritornare anche l’anno prossimo le luci dei riflettori sul Marigliano in Jazz Festival, si spera, con un ancor più grande allestimento scenico e ricco programma di appuntamenti musicali con la maestria dei talenti protagonisti del genere.

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