26 aprile 2009

Sonetto di Juan Boscán "Fammi ogni dì più misero e dolente"

Proseguiamo la pubblicazione dele poesie di Juan Boscán con un sonetto tratto sempre da:

Scelta di Poesie Castigliane del secolo XVI tradotte in lingua toscana dal conte Giambattista Conti ed opere originali del medesimo pubblicato a Padova nella tipografia del Seminario MDCCCXIX

La novità rispetto alle altre pubblicazioni è che ho aggiunto in calce una mia traduzione in italiano moderno per renderne più agevole la comprensione.

Bellissimo il verso finale: Per uom mortal la debil speme è assai.

SONETTO III

Fammi ogni dì più misero e dolente

Di Juan Boscán (1493 - 1542) (Nel libro, indicato come Giovanni Boscano)
Traduzione di Giambattista Conti

Fammi ogni dì più misero e dolente
      La dura lontananza del mio Bene;
      E d'altro lato in vita mi mantiene
      Pensar, che puote ancora esser presente.

Ma la speme e il timor sì crudelmente
      Pugnan d'intorno al cor, ch' ei langue e sviene;
      Ed ho talor certezza, non pur spene,
      E dico: Rivedrolla immantinente.

Poi Diffidenza, che vaneggia ed erra
      La mente, grida: E che di nuovi guai
      Tal sicurtà fia madre, e d'aspra guerra.

E il veggio io ben; ma di mirar que' rai
      Troppo sarebbe aver certezza in terra;
      Per uom mortal la debil speme è assai.

Il libro da cui è tratto questo sonetto è consultabile su Google Books

Traduzione in italiano moderno
(senza alcuna velleità letteraria)

Ogni giorno mi rende più misero e afflitto
La dura lontanaza della mia amata;
E d'altro canto mi mantiene in vita
Pensare che possa essere ancora presente

Ma la speranza e il timore, così crudelmente
Lottano con il cuore, ed esso si logora e sviene;
E a volte ho la certezza, non più speranza,
E dico: La rivedrò presto.

Poi la diffidenza, che vaneggia e fa dubitare
La mente grida: Di nuovi guai
Questa sicurezza sarà madre, e d'aspra guerra

E lo vedo bene, ma di ammirare quei raggi di luce
Sarebbe troppo averne la totale certezza;
Per un uomo mortale la debole speranza è molto.

Dallo stesso libro su questo blog:
SONETTO I
SONETTO II

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