Dall'11 al 13 agosto 2000, nella cittadina di Szombathely (Ungheria) si è svolto il IV Festival Internazionale delle Bande Musicali (IV. Nemzetközi Fúvószenekari Fesztivál). Vi ho partecipato con la Banda Musicale di Torrita Tiberina (Roma), questi sono alcuni "appunti di viaggio" che scrissi al ritorno. Tenete presente che tutti i riferimenti sono relativi al 2000.
L'esecuzione dell'Inno Nazionale Ungherese nella Piazza Fo Ter di Szombathely è senza dubbio il ricordo più intenso che conservo di questo viaggio in Ungheria con la banda di Torrita. La serata era piacevolissima e il concerto era stato assai gradito dal numeroso pubblico che gremiva la Fo Ter. Del resto avevamo suonato bene; ci sono delle serate magiche in cui tutto ti riesce bene. La gente di Szombathely applaudiva calorosamente, e per ringraziare questa magnifica piazza e rendere omaggio a questo popolo che ci aveva accolto in maniera veramente commovente, il Maestro Direttore della banda alla fine del concerto decise di eseguire l'Inno Nazionale Ungherese; ci alzammo in piedi, c'era un gran vociferare nell'aria e anche quando suoni del vociferare te ne accorgi. Ma dopo appena due battute un incredibile silenzio aveva avvolto tutta la piazza, tutti erano scattati sull'attenti, con la coda dell'occhio notai un cameriere che si era bloccato col vassoio in mano mentre portava da bere ad alcuni tavolini. L'atmosfera era di un'intensità straordinaria e alla fine della nostra esecuzione venimmo ringraziati con un applauso calorosissimo, applauso che continuò anche durante l'Inno di Mameli che eseguimmo subito dopo. Una ragazza del posto mi disse più tardi come secondo lei gli inni nazionali riflettano il carattere del popolo a cui appartengono: l'Inno Ungherese, così solenne, lento, l'espressione di un popolo sereno e orgoglioso; quello di Mameli così ritmato e allegro non poteva che essere l'espressione del popolo italiano. Ci ho riflettuto un po' e forse c'è del vero nelle parole di quella ragazza ungherese, del resto una cosa che lei non sapeva è l'eterna precarietà che caratterizza il nostro inno, e forse anche il nostro popolo.
Arrivammo a Szombathely dopo un viaggio in autobus di circa 15 ore, viaggio che nonostante il lungo tempo non era stato male, del resto avevamo un bel torpedone dotato di tutti i comfort e facevamo una sosta ogni 4 ore. Il paesaggio austriaco, con le vallate, le casette coi giardini curatissimi era così perfetto che sembrava quasi finto, e contrastava un po' con quello magiaro. Sapete che noi italiani siamo l'unico popolo che può entrare in Ungheria senza passaporto? E' una cosa abbastanza curiosa se si pensa che viene richiesto perfino agli austriaci che sono confinanti!
Mentre il torpedone era fermo per il controllo documenti al confine fra Austria e Ungheria, notai in lontananza la prima immagine del paese magiaro. Non ci potevo credere, o forse non ci volevo credere, ma era vera, ne ebbi la conferma una volta varcato il confine: la mia prima immagine dell'Ungheria, dell'Europa dell'Est, dell'ex Blocco Sovietico è stata? la "M" ad archi di un McDonald's!!! E del resto per i primi chilometri quasi non ti accorgi di essere entrato in quello che era stato un paese comunista. Quello che mi colpì di più furono i numerosi casinò e locali a luci rosse dalle insegne inconfondibili. Locali frequentati quasi esclusivamente da occidentali.
Le costruzioni erano molto simili a quelle che avevamo visto in Austria, la stessa architettura "austroungarica", ma c'era qualcosa di diverso, la "perfezione" austriaca era stata sostituita da una certa trascuratezza; case meno curate, giardini con l'erba da togliere. C'erano molte automobili "d'epoca", vecchie 124 fabbricate in Russia, vecchie 126 fabbricate in Polonia e moltissime Trabant, una macchina curiosa con motore a due tempi che veniva fabbricata in Germania Est, è un po' il simbolo della caduta del muro di Berlino; mi hanno detto che ha addirittura la carrozzeria di legno! E' buffissima e quasi tutti ci siamo fatti la nostra bella foto vicino a una "Traby" parcheggiata. D'altro canto ci sono anche le automobili moderne, anche se non ne ho viste moltissime di grossa cilindrata. Molte persone poi hanno il cellulare, certo non è diffuso come da noi, ma è comunque molto usato. Questi contrasti fra vecchie Tabant e moderni cellulari colpiscono l'osservatore occidentale.
Il festival fu un susseguirsi quasi ininterrotto di concerti e sfilate in diverse località di Szombathely, un pomeriggio suonammo anche nell'adiacente cittadina di Vasvar. Veramente notevole la banda di Tallin, Estonia: ragazzi giovanissimi, neanche ventenni che suonavano magnificamente, ricordo durante un brano swing, si alzò un ragazzino di 15-16 anni con un flicorno soprano quasi più grande di lui e fece un assolo che lasciò tutti a bocca aperta.
La banda di Komarno, Slovacchia è quella con cui legammo di più. Noi, unica banda occidentale, eravamo alloggiati in un collegio al centro, belle stanze con bagno, da due a quattro per stanza. I ragazzi di Komarno una sera ci invitarono a bere da loro, stavano in una scuola, credo una specie di liceo, tutti ammucchiati in un'aula con delle brande. Magari con noi l'organizzazione volle fare bella figura, mentre quasi tutte le altre bende le aveva ammucchiate in questo liceo?
Ai corridoi del liceo erano appese foto in bianco e nero di classi degli anni passati, le foto antiche mi fanno sempre pensare, pensavo a cosa ne sarà stato di quei ragazzi, che vita avranno avuto.
Per la verità nel nostro collegio l'ultima sera soggiornò anche la banda di Ajka, una cittadina ungherese; avevano un corpo di graziose majorettes. Erano delle pazze scatenate. Quella sera eravamo andati a ballare al Country Club, una specie di disco pub dove si sta come sardine e i buttafuori hanno un manganello non molto amichevole. L'ingresso costava l'equivalente di circa 3000 lire, eppure alcuni ragazzi della banda di Ajka che ci avevano accompagnato non se lo potevano permettere così gli pagammo l'ingresso noi e gli offrimmo anche da bere. Al ritorno in collegio eravamo un po' brilli e mentre ci apprestavamo a varcare il portone di ingresso una majorette che avrà avuto 17 anni si affacciò da una delle finestre del primo piano in reggipetto, casualmente avevamo tutti le macchinette fotografiche in mano e tre flash partirono all'istante. La stessa più tardi si presentò al nostro piano con una camicia da uomo e senza mutande! Diceva che stava male e se avevamo qualche rimedio, almeno è quello che credemmo di capire visto che parlava solo ungherese, in realtà era abbastanza evidente che aveva puntato il nostro Flicorno Soprano e se lo voleva fare, ma lui non era per niente interessato. Le ragazze della nostra banda erano sconvolte, il Flicorno Soprano e altri minorenni come lui anche, ma era il loro primo viaggio all'estero e si divertivano da matti, io Roberto e Fabrizio ci davamo arie da "gente che conosceva il mondo" e cercavamo di tranquillizzare tutti, in realtà ci stavamo divertendo anche noi. Poi andammo al piano degli ungheresi dove avevano enormi scorte di birra e bevemmo allegramente tutta la notte.
Il mattino seguente ancora addormentati davanti al solito wurstelone che ci davano per colazione, una delle majorette ci disse che la ragazza che era venuta da noi con le chiappe di fuori era "matta" e "puttana", usò le parole italiane. Be' qualche sospetto lo avevamo avuto:-)
Queste manifestazioni sono straordinarie per chi ci partecipa, è bellissimo comunicare con ragazzi (e non solo) di altre culture, parlare con la musica. La sera del concerto in cui suonammo l'inno ci ritrovammo tutti in piazza a bere, chiacchierare, e soprattutto suonare, improvvisavamo standard di jazz e musica popolare, parlavamo lingue diverse, ma comunicavamo con la musica, era bellissimo.
PS del 23 giugno 2003: L'anno seguente la banda di Torrita partecipò nuovamente al Festival di Szombathely, venni di nuovo invitato ad andare con loro ed accettai volentieri, ma non ci divertimmo allo stesso modo. mancava quella magia dell'anno precedente.
Oggi dopo tre anni, Roberto è ancora fidanzato con una ragazza della banda di Komarno e fa spesso avanti e indietro fra Italia e Slovacchia.
1 commento:
Da ragazza ho viaggiato moltissimo nei paesi dell'Europa dell'est (prima che venisse abbattuto il muro) e una delle cose che mi ha sempre colpita è la cordialità con la quale venivano accolti gli italiani 8persino nella rigidissima DDR).
Sciura Pina
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