3 ottobre 2006

Il Jazz? E' World Music con l'accento americano

A Parigi recentemente si è tenuta una tavola rotonda sulla Globalizzazione del Jazz patrocinata dall'UNESCO. La questione che è stata posta è: Il jazz è ancora americano?

Il jazz è nato dall'incontro della musica africana, che ci ha messo il groove e lo swing, con quella europea che ci ha messo forme e strumenti.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, generazioni di musicisti di tutto il mondo sono andati a studiare alla Berklee di Boston e in altre scuole americane dove hanno imparato lo swing, l'hanno riportato a casa dove è venuto a contatto con le culture musicali locali, e oggi il jazz è insegnato in molti conservatori europei.

Dalla morte di John Coltrane nel 1967, il jazz ha avuto la sua maturazione in senso orizzontale più che verticale, ha avuto più diffusione che crescita. Oggi non ci sono più giganti del livello di Bird e Trane ma è anche vero che è possibile ascoltare del buon jazz in qualsiasi città mondiale di media grandezza, anche se la capitale rimane sempre New York che continua ad attirare musicisti jazz da tutto il mondo, e per arrivare a suonare a certi livelli la conoscenza della lingua inglese è quasi obbligatoria. In un certo senso questo può essere considerato colonialismo culturale, ma Walter Veltroni, che venne accusato di aver finanziato appunto questo colonialismo culturale con la costruzione della Casa del Jazz (costata 5 milioni di euro), ha dichiarato: "Il Jazz è diventato un linguaggio globale, anche se ha origini americane ha assorbito molte influenze, compresa quella italiana".

La fonte principale per questo post è un articolo apparso su Bloomberg di Mike Zwerin che vi invito a leggere QUI

3 commenti:

Anonimo ha detto...

credo che non esista una forma d'arte più aperta e più plastica del jazz; non credo sia possibile infilare il jazz in qualche categoria: forse avrà un luogo di nascita, ma non certo una residenza o una cittadinanza esclusive!!
in questo blog trovo sempre post così interessanti, renight!

Anonimo ha detto...

Grazie Pannonica! Hai ragione, il discorso vale per tutta l'arte del resto!

Anonimo ha detto...

Quest'articolo mi ricorda un dialogo che ho avuto con Paolo Fresu un po' di tempo fa il quale parlava appunto di come il jazz fosse cambiato ricomprendendo al suo interno tantissime matrici diverse al punto che oggi è diventata una definizione "generica". Molto interessante as usual, peccato avere meno tempo per la rete

Ciao :)