12 novembre 2008

La parola estroversa - mostra futurista

Si avvicina il centenario della pubblicazione del manifesto futurista di Marinetti, avvenuta il 19 febbraio 2009 sulle pagine del giornale francese Le Figaro. E si moltiplicano in Italia le manifestazioni a celebrazione dell'evento. Ho ricevuto questa segnalazione di una mostra in programma a Campi Salentina.

La parola estroversa
Le tavole parolibere futuriste in poster
a cura di Vitaldo Conte

XIV Città del Libro – Campi Salentina
Centro Fieristico 25-30 novembre 2008
Inaugurazione: martedì 25 novembre ore 18

Il critico d’arte Vitaldo Conte presenta alcune ‘tavole parolibere futuriste’ – rielaborate da lui in poster – alla XIV Città del Libro di Campi Salentina. Questi poster erano stati già presentati, nel 2000, a Foggia nella mostra (curata dallo stesso) -Dispersione (scrivendo estremi confini)-. Questa ‘parola futurista’, che è un’autentica ‘estroversione’ della scrittura verso l’immagine e gli altri linguaggi espressivi, può diventare così una ‘mostra virtuale’ per ricordare il prossimo centenario della nascita del Futurismo (20 febbraio 2009) grazie ai nuovi sistemi riproduttivi.

“(…) il Futurismo e F. T. Marinetti, il suo instancabile animatore. A loro va riconosciuto il merito di avere indagato e “aperto” le proprietà tradizionali della frase. Il Futurismo ricerca, infatti, una creatività globale e contigua dei vari linguaggi con un coinvolgimento di questi nella realtà quotidiana. Alla sua creativa azione di rottura va attribuito come merito una capillare diffusione di manifesti: per una sorta di ridefinizione di tutte le attività intellettuali ed espressive, connotando così questo “movimento” come una radicale sperimentazione. Marinetti e i Futuristi aprirono l’area creativa della letteratura a coinvolgimenti sensoriali diversi in favore di un dinamismo dei linguaggi.
Le parole in libertà, pur rappresentando il primo passo di “uscita” dall’ortodossia lineare della scrittura, costituiscono il trampolino verso le successive tavole parolibere: da queste, infatti, si può far partire l’inizio della scrittura verbo-visuale italiana. Come è stato rilevato per le tre tavole verbotipografiche, poste da Marinetti in fondo al libro Les mots en libertè futuristes del 1919, da considerare “il vertice” della sua esplorazione letteraria, il poeta si spinge oltre i limiti della tavola parolibera vera e propria: immette i simboli verbali in un più ampio contesto spaziale e di significato, ottenuto con la giustapposizione di una scrittura tipografica, di segni di varia derivazione e di macchie creative. Non si deve comunque ritenere che questi risultati siano stati esclusivamente raggiunti da Marinetti: oltre a lui vanno ricordati Cangiullo, Masnata, Buzzi, Russolo, Depero, Govoni, Soffici, Balla, ecc. E’ un panorama espressivo dalle diverse direzioni, anche se negli ultimi autori, qualche volta, l’aspetto iconico tende a prendere il sopravvento su quello verbale. (…).
La dialettica dei dosaggi dei due poli (parola e immagine) attraverserà le poetiche verbo-visuali fino alle attuali istanze della “scrittura come arte”.”

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1 commento:

Anonimo ha detto...

grazie... ti aggiungo anche io tra i miei amici...