16 giugno 2004

La cantante di blues

Il concerto era stato un gran successo, me ne tornavo a casa con la custodia del clarinetto a tracolla e con quella soddisfazione mista a rilassamento che hanno i musicisti dopo una buona esibizione.

Passai davanti all'Onyx, il piccolo jazz club dove ogni tanto andavo a fare una jam session, si trovava a due passi da casa mia e pensai che dopo tutto una birra ci stava bene quella sera, suonava la band del mio amico Bill. Me ne stavo tranquillo al bancone sorseggiando la mia lager quando Bill parlò al microfono.

-Signore e signori, stasera abbiamo l'onore di avere con noi un grande musicista che viene da lontano, dall'Italia- Oh no! Pensai, adesso mi chiederà di suonare.

-È primo clarinetto nella Memphis Philarmonic Orchestra, ma come il grande Benny Goodman-

Ecco, lo sapevo che anche stasera tirava fuori Goodman- Suona magnificamente anche il jazz, e siccome vedo che ha con se il suo strumento lo inviterei per una jam- Il pubblico applaudiva e guardava verso di me che intanto stavo montando di malavoglia l'ancia.

Eseguimmo una lunghissima versione di Indiana poi salutai tutti, deciso stavolta di andare davvero a casa.

All'uscita del locale mi accorsi che stava piovendo, affrettai il passo per giungere a casa il prima possibile. Ero quasi arrivato quando mi accorsi di qualcosa di strano dall'altra parte della strada, era una forma resa indistinguibile dalla pioggia che ora scendeva copiosa ed attenuava la luce dei lampioni. Chissenefrega pensai, ed infilai la chiave nella toppa desideroso di andarmi ad asciugare, c'era qualcosa però che mi faceva esitare, qualcosa che mi diceva che dovevo andare a controllare quell'ombra indistinta.

Attraversai la strada e con sommo stupore quella che prima era una figura sfuocata era ora il corpo di una donna completamente nuda. Preso dal panico le tastai il polso e con grande sollievo mi resi conto che era ancora viva. Sembrava addormentata, cercai di scuoterla, di fare qualcosa; dovevo comunque toglierla di lì, la presi in braccio come meglio potei e lei si aggrappò al mio collo borbottando parole incomprensibili. Dunque in qualche modo era cosciente, mi arrivò un'alitata in cui era ben distinguibile l'odore rancido del vomito mischiato all'alcol. La ragazza si era presa una bella sbronza e aveva vomitato, anche se la pioggia ne aveva presumibilmente cancellato le tracce.

Riuscii a salire le scale non senza difficoltà con questa tizia tutta nuda in braccio. Entrato in casa la adagiai su un divano situato in quella che io chiamavo sala prove, cioè una stanza con un pianoforte a muro dove mi esercitavo e davo lezioni. Presi un asciugamano e cercai di asciugarla alla meglio provando un certo imbarazzo per la sua nudità. Per i lunghi capelli usai il fon. Lei sembrava addormentata, ma dall'espressione del volto dava l'impressione di gradire quelle attenzioni, infine la coprii con una coperta, su di una sedia lasciai una maglietta di Umbria Jazz '98, un paio di pantaloni di una tuta e un paio di boxer nuovi. Certo sarebbero state meglio delle mutandine,
ma dove avrei potuto trovarle?

La custodia del clarinetto, che durante tutto questo trambusto avevo tenuto a tracolla, era completamente bagnata, ma per fortuna era impermeabile e il mio prezioso strumento era rimasto asciutto.

Me ne andai a letto esausto ma non riuscivo a prendere sonno, non riuscivo a non pensare alle incredibili circostanze che avevano portato quella bionda in casa mia.

Il mattino dopo furono le note di un pianoforte a svegliarmi, le note del mio pianoforte. Doveva essere per forza la bionda. Mi alzai per andare ad assicurarmi che stesse bene; prima di entrare nella sala prove mi fermai un attimo sul ciglio della porta ad ascoltarla, cominciò a cantare un blues struggente e rimasi impressionato dalla sua bellissima voce, leggermente roca, ma forte e molto sensuale.

Heaven please send to all mankind
Understanding and peace of mind
And if it's not asking too much
Send me someone to love.


Conoscevo quella canzone, Please Send Me Someone To Love di Percy Mayfield, il pianoforte era appoggiato al muro in fondo alla stanza e la vedevo di schiena, indossava gli abiti che le avevo lasciato la sera prima. D'un tratto, avendo avvertito la mia presenza, smise di cantare e si girò di scatto, ci guardammo negli occhi per un istante in silenzio.

-Wow!- disse infine lei -Tu devi essere l'angelo che mi ha salvato ieri.-

-Ma sai che canti benissimo- l'osservavo con i miei vestiti addosso -Mi dispiace ma in casa non avevo altri abiti-

-Oh ma questi vanno benissimo, grazie!-

Seguì un lunghissimo silenzio in cui mi sembrò di scorgere un certo imbarazzo negli occhi della ragazza. Mi decisi infine a parlare.

-Senti, sono indiscreto se ti chiedo cosa ci facevi in mezzo alla strada tutta nuda, per di più talmente ubriaca da non reggerti neanche in piedi?-

Abbassò gli occhi, forse ero stato un po' troppo diretto.

-È una storia un po' lunga, per farla breve ti dico che mi hanno buttata fuori da una Limousine-

-Ok non sono affari miei, adesso preparo la colazione, poi chiamo un taxi, te ne torni a casa tranquilla e non ci pensi più,- Alzò di nuovo gli occhi, questa volta erano spaventati.

-Veramente non ho nessun posto dove andare, non ho un soldo, non ho niente- La guardai sbigottito, ma chi era questa bionda misteriosa che se ne stava seduta al mio pianoforte. Mi guardava con quegli occhi imploranti -Posso rimanere qualche giorno qui?- proseguì -solo il tempo di trovare un lavoro e una casa.-

Che potevo fare?
-D'accordo, io comunque vado via di qui fra un mesetto, spero che per allora riesca a sistemarti.-

-Te ne vai?-

-Sì, torno in Italia, fra un mese scade il contratto con la Memphis Philarmonic-

-La Memphis Philarmonic? WOW!-

-Sai, forse ti posso trovare un lavoro.-

Mi ricordai che Bill cercava da tempo una cantante di blues, e questa ragazza aveva una gran voce.
Jane, questo era il suo nome, aveva accolto con entusiasmo la mia proposta, così uscimmo per andare ad acquistare qualche abito, lei mi promise solennemente che mi avrebbe restituito fino all'ultimo centesimo. La sera stessa la portai all'Onyx e la presentai a Bill

-Forse ho trovato la cantante che cercavi tanto, e suona anche il piano.- Bill la squadrò da capo a piedi ammirato -Magnifico!- Disse -Te la senti di suonarci qualcosa?- Lei mi guardò spaventata, probabilmente non si aspettava di suonare subito in pubblico.

-Tranquilla- le dissi -qui sono tutti amici.-

Si sedette al piano ed eseguì di nuovo il blues che aveva cantato a casa mia. Mentre cantava osservavo il pubblico, se prima la gente era distratta, chiacchierando e sorseggiando birra, ora tutti
erano attentissimi, rapiti da quella voce suadente.

Quando ebbe terminato, con un Please send me someone to love che aveva
fatto scendere più di qualche lacrima, l'applauso fu lunghissimo.

-Questa ragazza ci sa fare eccome!- Mi disse Bill entusiasta. Quella sera a casa Jane, era così felice che mi abbracciò e pianse a dirotto. Ci guardammo negli occhi e ci baciammo.

Epilogo

Dopo il mio rientro in Italia seppi che Jane si era fatta una certa reputazione a Memphis, venivano a vederla anche da fuori. Il nostro addio era stato doloroso ma dovevo rientrare in Italia per partecipare al concorso che mi permise di entrare nella prestigiosa orchestra in cui suono ora. Non riuscii a sapere molto di Jane, solo che veniva dal Colorado.
Un giorno mentre facevo zapping alla televisione mi prese quasi un colpo nel vedere Jane su MTV che cantava Please Send Me Someone To Love. Mi aveva detto che aveva inciso un CD e girato un video, ma certo mai avrei immaginato di vederla sugli schermi italiani.
Oggi Jane è una grande star, siamo sempre in ottimi rapporti, ho anche suonato in alcuni suoi dischi, nelle interviste mi nomina spesso chiamandomi l'angelo che un giorno l'ha salvata.
Ancora mi chiedo cosa ci faceva quella notte in mezzo alla strada sotto la pioggia, nuda e priva di sensi.

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